Il fotografo è un tipo strano. Giuro. Prima pensavo fosse un tipo fico, un po’ come lo scrittore o
il giornalista. Ma lui è diverso.
Fa cose strane. Parla in modo strano. È spesso circondato da gente strana.
Tanto per iniziare… il suo vocabolario. I termini che utilizza sono italiani ma compone le frasi in
modo talmente incomprensibile, che un comune mortale al leggerle griderebbe: ma che idiozie scrivi? Sei fuori di testa? Ecco alcuni esempi:
Le ombre. Lui può decidere se aprirle o chiuderle. Provate a dire a un bambino di 5° elementare
<Apri le ombre>, la risposta più carina che potrebbe darvi è <Sei pazzo? Scialla....>
Rapporto tra bianchi e neri. <Leva un po' di neri e metti un po' più di bianchi>. Prendiamo il
solito ragazzino di 5° elementare; al sentire tale comando imperioso, la prima cosa che potrebbe
fare al rientro a casa sarebbe di raccontare ai genitori <Mamma, papà... oggi ho capito che ci sono
al mondo tante persone razziste>
La foto è bruciata. E chi ha appiccato l'incendio? I pompieri li ha chiamati nessuno? Non sia mai
che vada a fuoco tutto l'album e pure la casa....addio ricordi!
Non c'è atmosfera. Ha ha, non ci credo, altrimenti sarei morto ha ha...
Il raw. Non è un bollettino telematico.
E poi ha le manie. Esempio: la pubblicazione delle foto su facebook e sui social. Una foto non è una foto se non l'hai pubblicata almeno su 8 gruppi facebook, 10 gruppi flickr e anche su 500px.com. La cosa più assurda di tutto ciò è che di tali gruppi fanno parte le stesse persone che continuano a scrivere lo stesso commento e mettere il medesimo "mi piace" alla stessa foto per almeno 10 volte (facciamo una media tra fb, flickr, 500px, instagram e magari pure qualche invio per mail agli amici meno presenti sui nuovi social).
D'altro canto, per chi è meno avvezzo all'utilizzo dell'inglese, pubblicare foto è un buon sistema per apprenderlo. Perché il nostro signor fotografo non si limita a inserire lo shot nei gruppi italiani, ma utilizza anche i groups di altri nazioni: nice shot, wonderful pic, fantastic pov, lovely street shot, incredible picture ecc...Poi ogni tanto arriva qualche giapponese e commenta in giapponese... ma questo è un altro discorso, di più diffcile comprensione....
Io, apprendista fotografa alle prime armi (anzi alla seconda compatta), di tutto questo mondo fatto di zummolo, croppolo, sfocalo (che non sono i tre fratelli meno famosi dei sette nani) son rimasta affascinata da un termine: le campiture. Mai avrei pensato che una foto di un campo, di un paesaggio agreste, potesse chiamarsi "campitura", cioè, diciamocelo, "campitura" è proprio una bella parola. Pure italiana. Strano. Anche questa cosa è strana.
Non me ne vogliano i fotografi, io li adoro, il problema è solo mio: sto iniziando a parlare come loro, a croppare invece di tagliare e, cosa più grave, ad aprire le ombre. Spero non ci siano psichiatri in ascolto, tengo famiglia, abbiate pietà!
il giornalista. Ma lui è diverso.
Fa cose strane. Parla in modo strano. È spesso circondato da gente strana.
Tanto per iniziare… il suo vocabolario. I termini che utilizza sono italiani ma compone le frasi in
modo talmente incomprensibile, che un comune mortale al leggerle griderebbe: ma che idiozie scrivi? Sei fuori di testa? Ecco alcuni esempi:
Le ombre. Lui può decidere se aprirle o chiuderle. Provate a dire a un bambino di 5° elementare
<Apri le ombre>, la risposta più carina che potrebbe darvi è <Sei pazzo? Scialla....>
Rapporto tra bianchi e neri. <Leva un po' di neri e metti un po' più di bianchi>. Prendiamo il
solito ragazzino di 5° elementare; al sentire tale comando imperioso, la prima cosa che potrebbe
fare al rientro a casa sarebbe di raccontare ai genitori <Mamma, papà... oggi ho capito che ci sono
al mondo tante persone razziste>
La foto è bruciata. E chi ha appiccato l'incendio? I pompieri li ha chiamati nessuno? Non sia mai
che vada a fuoco tutto l'album e pure la casa....addio ricordi!
Non c'è atmosfera. Ha ha, non ci credo, altrimenti sarei morto ha ha...
Il raw. Non è un bollettino telematico.
E poi ha le manie. Esempio: la pubblicazione delle foto su facebook e sui social. Una foto non è una foto se non l'hai pubblicata almeno su 8 gruppi facebook, 10 gruppi flickr e anche su 500px.com. La cosa più assurda di tutto ciò è che di tali gruppi fanno parte le stesse persone che continuano a scrivere lo stesso commento e mettere il medesimo "mi piace" alla stessa foto per almeno 10 volte (facciamo una media tra fb, flickr, 500px, instagram e magari pure qualche invio per mail agli amici meno presenti sui nuovi social).
D'altro canto, per chi è meno avvezzo all'utilizzo dell'inglese, pubblicare foto è un buon sistema per apprenderlo. Perché il nostro signor fotografo non si limita a inserire lo shot nei gruppi italiani, ma utilizza anche i groups di altri nazioni: nice shot, wonderful pic, fantastic pov, lovely street shot, incredible picture ecc...Poi ogni tanto arriva qualche giapponese e commenta in giapponese... ma questo è un altro discorso, di più diffcile comprensione....
Io, apprendista fotografa alle prime armi (anzi alla seconda compatta), di tutto questo mondo fatto di zummolo, croppolo, sfocalo (che non sono i tre fratelli meno famosi dei sette nani) son rimasta affascinata da un termine: le campiture. Mai avrei pensato che una foto di un campo, di un paesaggio agreste, potesse chiamarsi "campitura", cioè, diciamocelo, "campitura" è proprio una bella parola. Pure italiana. Strano. Anche questa cosa è strana.
Non me ne vogliano i fotografi, io li adoro, il problema è solo mio: sto iniziando a parlare come loro, a croppare invece di tagliare e, cosa più grave, ad aprire le ombre. Spero non ci siano psichiatri in ascolto, tengo famiglia, abbiate pietà!